Trattati di Roma. Il Manifesto Cisl in dieci punti “per costruire un’Europa economica e sociale”

25 marzo 2017- “Speriamo che la dichiarazione dei Capi di Stato europei firmata oggi nel vertice di Roma rappresenti davvero l’avvio della fase costituente degli Stati Uniti d’Europa. Questo è quello che auspicano i tanti cittadini, giovani ed anziani, che hanno manifestato a Roma ed in altre capitali europee”.

E’ quanto sottolinea la Segretaria Generale della Cisl, Annamaria Furlan, commentando la dichiarazione dei leader dei 27 Stati membri dell’ Unione Europea sottoscritta oggi a Roma. “Condividiamo molto le parole espresse dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella sull’esigenza e l’urgenza di ripensare la struttura alla base dell’Unione, per rispondere con una politica comune al tema dell’accoglienza dei profughi, al terrorismo, ai gravi problemi economici e sociali”, sottolinea la leader della Cisl. “E’ lo stesso auspicio che ieri il sindacato europeo ha espresso nell’incontro con i rappresentanti delle Istituzioni europee e con il Governo italiano. La gravità della situazione sociale ed economica in Europa impone con forza l’esigenza di riscrivere i trattati, per restituire fiducia ai cittadini europei, concordando gli interventi per favorire la crescita, sbloccare gli investimenti, ridurre le disuguaglianze sociali e la povertà con un unico sistema di welfare, un solo sistema fiscale, un ministero del Tesoro europeo. Ma per fare questo serve il coraggio di voltare pagina, perché solo una Europa unita è l’antidoto ai populismi come ci ha ricordato ieri anche Papa Francesco”.


Roma, 24 marzo 2017. La giornata di oggi è stata contrassegnata da una serie di iniziative in occasione della celebrazione dei 60 anni dei Trattati di Roma il cui apice sarà toccato domani, sabato 25, giorno in cui i massimi rappresentanti delle istituzioni Ue giunti in Italia, presso il Palazzo dei Conservatori in Campidoglio a Roma, firmeranno la Dichiarazione di Roma, per un rinnovo degli impegni e delle prospettive comunitarie. Domani per la prima volta nella storia dell’Unione Europea anche i Sindacati saranno presenti alla firma della Dichiarazione di Roma, nel 60° anniversario dei Trattati. “Cambiare politica, economica in Europa” è stato il tema chiave al centro dell’incontro svoltosi stamattina tra Ces e Cgil, Cisl, Uil. “L’Europa se non vuole morire deve assolutamente cambiare, deve diventare l’Europa che mette al centro il lavoro, lo sviluppo, l’occupazione, il welfare dei cittadini e delle cittadine. – ha detto stamani la Segretaria generale della Cisl, Annamaria Furlan durante l’iniziativa “ Per un’ Europa sociale, crescita sostenibile e lavoro di qualità”- di Cgil, Cisl e Uil con la Ces. Questo è il mandato che noi affidiamo a loro e non vogliamo essere delusi, come non vogliono essere delusi gli uomini e le donne convintamente europeiste ma che vogliono sentire un’ Europa vicina, un’ Europa che si occupa dei problemi della gente”. E, anche alla luce di quanto avvenuto a Londra, la leader della Cisl ha esortato l’Europa ad essere “ancora più forte e unita”. L’Europa è fondamentale per l’equilibrio del mondo – ha detto ricordandone il ruolo di ‘costruttrice di pace. Ma questo si può realizzare solo se si iniziano a costruire gli Stati Uniti d’ Europa”. E la leader della Cisl, non vuole “restare a guardare un declino che riguarda milioni di persone. La Ue ha garantito la pace a tre generazioni. Oggi stanno tornando i nazionalismi e i protezionismi. Servono fondi europei per i sussidi di disoccupazione e per l’occupazione giovanile. Bisogna combattere populismo e xenofobia”.

L’iniziativa di stamattina, ha anticipato le richieste che sono state esposte dalle Organizzazioni Sindacali ai grandi dell’Europa al summit sociale tripartito che si è tenuto nel pomeriggio a Palazzo Chigi con la partecipazione delle Istituzioni Europee, del Governo Italiano e dei rappresentanti europeri ed italiani delle Associazioni d’Impresa e, appunto, dalle Organizzazioni Sindacali. Questa è stata l’occasione in cui la Segretaria generale della Cisl, Annamaria Furlan, ha esposto le proposte di Cgil, Cisl, Uil in un documento che vi proponiamo nel testo integrale:

 

Signori Presidenti,

Autorità,

Amici della CES e delle Organizzazioni sindacali e datoriali europee,

Signore e Signori,

a nome di Cgil, Cisl e Uil prendo la parola in questa seduta comune, che vede i temi del sociale e del lavoro protagonisti in queste celebrazioni del sessantesimo anniversario dei Trattati di Roma.

Nella visione lungimirante dei Padri Fondatori, l’Europa Unita avrebbe dovuto essere il fattore propulsivo della crescita economica, della giustizia e della coesione sociale, della democrazia e della pace.

Quell’utopia concreta ha tenuto fede a molte delle sue promesse economiche, sociali e politiche, sopra tutte un lungo periodo di pace in un continente che, per secoli, è stato al centro di conflitti e di guerre locali e mondiali.

È, tuttavia, fuor di dubbio che nell’ultimo decennio la spinta del sogno europeo si sia progressivamente attenuata, sino a perdere l’ispirazione originaria e a ristagnare nella palude nella quale oggi si dibatte.

Dobbiamo superare gli errori clamorosi di una politica europea che non può più reggere di fronte alle sollecitazioni di grandi potenze economiche e politiche che o sono ripiegate su protezionismi commerciali e finanziari, o sono in cerca di espansione politica ed economica per riacquisire posizioni rispetto agli equilibri geopolitici.

Ma al di là delle tante, complesse ragioni che hanno determinato la situazione attuale, ciò che oggi è sotto gli occhi di tutti è la debolezza dell’Europa nel quadro mondiale, che si manifesta anche nella sua incapacità a contrastare le ricadute economiche, sociali e politiche negative di una globalizzazione priva di governo e di regole.

Le mancate o inadeguate risposte alla crescente disoccupazione, povertà, sofferenza sociale hanno portato, purtroppo, ad una separazione sempre più profonda tra le domande e i bisogni dei popoli e le politiche europee, con un conseguente bilancio negativo del rapporto tra costi e benefici dell’appartenenza all’Unione per gli Stati membri e per milioni di persone che non si sentono, per motivi diversi, rappresentati adeguatamente dal governo europeo.

La crescita di movimenti e partiti nazional populisti e la frattura della Brexit sono gli effetti dell’assenza di solidarietà nelle politiche di bilancio, nella gestione dei flussi migratori, nelle strategie di sicurezza e della pretesa di governare, con strumenti nazionali, dinamiche globali, senza riconoscere un bene comune europeo, nel quale gli interessi nazionali possano trovare una sintesi solidale e vincente.

L’occasione del 60° anniversario dei Trattati di Roma vede però oggi una straordinaria reazione da parte di tanti cittadini, Organizzazioni della società civile, associazioni, che credono ancora nel sogno europeo e rilanciano quella straordinaria utopia, che fu la scommessa storica dei padri fondatori dell’Unione e che appare come l’unica opportunità, l’unica via da percorrere per risollevare il nostro continente e offrire nuove prospettive alle generazioni future.

Tra queste Organizzazioni ci sono in prima fila le Confederazioni sindacali, che offrono il proprio contributo di idee e di proposte, perché un’Europa unita, un’Europa capace di rivedere la sua architettura, di fare tesoro dei propri errori e di valorizzare quanto di buono è stata in grado di attuare può e deve trovare le motivazioni forti e fare perno sui suoi valori più profondi per cambiare rotta e rifondarsi.

Dobbiamo, tutti insieme, concentrarci sulle possibili scelte e azioni che possono farci raggiungere questi obiettivi.

Sotto il profilo della politica economica noi crediamo che:

– occorra aumentare le risorse europee con una miglior strutturazione del bilancio, anche utilizzando e valorizzando la tassa sulle transazioni finanziarie e la Carbon tax;

– prevedere processi di mutualizzazione di parte del debito degli Stati membri, anche per rendere efficace l’emissione di Eurobond;

– istituire un Ministero del tesoro che risponda al Parlamento, con il compito di promuovere un Piano straordinario di investimenti europei, per la crescita e l’occupazione, con contributi statali stornati dal calcolo del deficit, integrabile dagli Stati membri con investimenti nazionali, anche nella logica di una revisione del Fiscal Compact;

– ampliare il mandato della BCE, con un ruolo anche su occupazione e sviluppo.

A questi temi si lega la proposta di rendere le strutture istituzionali più legittimate e comunitarie, in termini decisionali, contrastando l’attuale approccio intergovernativo e rifondando il potere partecipativo dei cittadini e delle cittadine.

Sotto il profilo sociale noi crediamo che:

– occorra istituire Fondi adeguati e complementari alle politiche nazionali, che si attivino in circostanze di particolare disagio per incentivare l’occupazione, specie giovanile, e forme di sostegno che includano componenti economiche e percorsi di integrazione lavorativa e sociale;

– pensiamo, inoltre, che occorra continuare la straordinaria testimonianza che, anche in questi anni difficili, l’Europa migliore sta offrendo al mondo, accogliendo rifugiati che scappano dalle guerre e dalle persecuzioni, sforzandosi di costruire percorsi di integrazione per tanti migranti che, alla ricerca di maggiore benessere per coloro che vengono a vivere e lavorare nei nostri Paesi, segnati, tra l’altro, da un calo di natalità che appare irreversibile.

La CES nella sua Piattaforma sul Futuro dell’Europa, ribadisce la centralità di questi temi, come anche la centralità del modello sociale e la valorizzazione della partecipazione delle parti sociali, quali elementi portanti di una sana economia sociale di mercato, che possa assicurare coesione e sviluppo. Di qui la richiesta di inserire nel sistema di governance correttivi, anche strutturali, che valorizzino la democrazia economica, capaci di assicurare politiche di “giusta transizione”, in particolare industriali, adeguate ai grandi mutamenti tecnologici, energetici e ambientali che abbiamo di fronte.

Concetti come “Dialogo sociale”, responsabilità sociale d’impresa, accoglienza e integrazione dei migranti, forme alternative del rapporto tra capitale e lavoro, rappresentano in questa congiuntura l’orizzonte del nostro impegno.

Per perseguire questi obiettivi c’è bisogno di una Politica Estera, una Politica per la gestione dei flussi migratori e una Politica di sicurezza comuni, con le necessarie funzioni istituzionali.

È questo il quadro strategico sul quale si muove il Sindacato Confederale europeo, che ci auguriamo venga ripreso nelle Dichiarazioni finali del sessantesimo anniversario dell’Unione. Sono tutti temi che riteniamo prioritari per una crescita inclusiva, per ripristinare la fiducia dei cittadini al progetto europeo e per combattere ogni forma di populismo, nazionalismo e xenofobia.

Vogliamo ricordare che le dinamiche economiche internazionali impattano direttamente sul lavoro e il crollo dell’architettura europea travolgerebbe per primi i lavoratori e le loro conquiste. Tutto questo può essere scongiurato e governato solo da un’Europa unita e solidale.

Crediamo pertanto, oggi più che mai, Signor Presidente e cari amici e amiche, nel rilancio dell’Europa che è prospettiva di civiltà, decisiva per le conquiste sociali, per i diritti del lavoro, per la democrazia.

Grazie per la vostra attenzione


22 marzo 2017- “Occorre più crescita e lavoro o l’Europa muore. Non ci sarà bisogno di altre Brexit: quando gli uomini e le donne europee non crederanno più all’Europa, l’Europa sarà gia’ finita”. E’ quanto sottolinea oggi la Segretaria Generale della Cisl, Annamaria Furlan in una ampia intervista su “Avvenire” alla vigilia del vertice di Roma per i sessant’anni della firma dei Trattati Europei. La leader della Cisl annuncia che il suo sindacato ha predisposto un “Manifesto per gli Stati Uniti d’Europa” per offrire un contributo concreto al dibattito sul rilancio del progetto europeo ed anche in vista dell’incontro di venerdì a Palazzo Chigi tra una delegazione dei sindacati europei ed il Presidente del Consiglio, Gentiloni. “I leader della Ue devono agire ora, subito con responsabilità e lungimiranza”, aggiunge nell’intervista la Furlan. “Stare fermi davanti a sfide enormi come lavoro ed immigrazione non è solo sbagliato, è incomprensibile”.

Sono dieci i punti che il sindacato di Via Po propone al dibattito in riferimento all’Europa economica e sociale:

1) cambiare il baricentro dal Fiscal Compact all’Investments Compact attraverso la definizione di un Piano europeo di sviluppo economico e sociale sostenibile che non si limiti ad incentivare gli investimenti privati, ma finalizzi risorse rilevanti del bilancio europeo e delle principali istituzioni finanziarie (BCE, BEI) ad investimenti pubblici nella produzione di beni comuni europei secondo l’ispirazione di un New Deal Europeo, come proposto dalla Confederazione Europea dei Sindacati (CES).
2) realizzare un bilancio europeo dotato di autonomia impositiva attraverso una tassa sulle transazioni finanziarie, una Carbon tax e trasferimenti nazionali;
3) pervenire ad una gestione mutualistica di una parte del debito degli Stati membri attraverso gli Eurobond con le necessarie garanzie pro quota degli Stati membri;
4) istituire un Ministero del Tesoro europeo integrato nella Commissione Europea che risponda al Parlamento Europeo, trasformando a tal fine lo European Stability Mechanism (ESM), con il compito immediato di gestire un Piano straordinario di investimenti europei in risorse umane ed in infrastrutture logiche e fisiche, per sostenere la crescita, l’occupazione e la coesione sociale nell’Unione, sottoscritto dagli Stati membri e stornato dal calcolo del deficit;
5) definire il pareggio di bilancio limitato alle sole spese correnti, consentendo agli Stati membri di integrare il Piano di investimenti europei con investimenti nazionali (in capitale fisico, logico, umano) senza incidere sul deficit;
6) concludere l’attuale versione di Quantitative Easing della BCE, centrata sulla sottoscrizione di debiti sovrani nazionali, con la conseguente sottoscrizione di debito pubblico europeo;
7) istituire un Fondo europeo di sussidi per la disoccupazione, già prefigurato nel “Rapporto dei cinque Presidenti”, con il compito di integrare i Fondi nazionali quando il tasso di disoccupazione di un Paese membro superi il tasso medio di disoccupazione europea;
8) istituire un Fondo europeo di sostegno all’occupazione giovanile;
9) creare, in coerenza con l’obiettivo della lotta contro l’esclusione sociale (art. 153, TFUE), un Fondo per il reddito di inclusione attiva rivolto a componenti di famiglie in emergenza sia reddituale, sia patrimoniale, a condizione che si impegnino in un percorso di formazione – riconversione – riqualificazione professionale finalizzato all’accesso al lavoro, integrativo di eventuali analoghi Fondi nazionali, quando il tasso di esclusione sociale di un Paese membro superi il tasso medio di esclusione europeo o sostitutivo in assenza di analoghi Fondi nazionali;
10) porre le basi per un Presidio internazionale e dell’Europa attraverso una Politica estera, una Politica per la gestione dei flussi migratori ed una Politica di sicurezza comuni con le necessarie funzioni istituzionali.

Le iniziative di Cgil, Cisl, Uil in occasione della celebrazione dei 60 anni dei Trattati di Roma

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