Festa della donna – Viterbo – Elisa Durantini, segretaria Ust, spiega le ragioni dell’adesione alla campagna “L’impegno della Cisl per realizzare la vera conciliazione vita-lavoro”

Viterbo – Riceviamo e pubblichiamo – Oggi ricorre la Giornata Internazionale della Donna, e come ogni anno è un momento di riflessione e celebrazione per ricordare le conquiste sociali, economiche ed elettorali ottenute dalle donne, ma anche gli episodi di violenza e discriminazione a cui sono tutt’ora sottoposte.

In Italia, fu l’Udi a prendere l’iniziativa di celebrare, l’8 marzo 1945, la prima giornata della donna nelle zone dell’Italia libera. Con la fine della guerra, l’8 marzo 1946 fu celebrato in tutta l’Italia e vide la prima comparsa del suo simbolo, la mimosa, secondo un’idea di Teresa Noce, di Rita Montagnana e di Teresa Mattei.

C’è ancora bisogno di una festa della donna, in Italia?
La risposta è certamente positiva, visto che siamo ben lungi dall’aver risolto le annose questioni che ancora non permettono di realizzare una piena e completa parità di trattamento economico, sociale e lavorativo fra uomini e donne.

La crisi che si trascina nel nostro paese ormai da tempo, e che ancora non ha avuto una risposta adeguata da parte delle istituzioni con politiche di tipo strutturale, ha visto le donne e in particolare le lavoratrici pagarne lo scotto maggiore, non solo in termini di retribuzione salariale a fronte del numero di ore lavorate, ma anche e soprattutto in relazione alla perdita di lavoro, specialmente dopo la nascita di un figlio.

Viviamo in un paese sempre più vecchio, in cui da più parti ci si lamenta della bassa natalità, in cui si manda in pensione sempre più tardi perché non ci sono più i giovani a pagare le pensioni dei più anziani con il loro stipendio.

Eppure, invece di incentivare le nascite con politiche che vanno incontro alle esigenze di cura delle famiglie proponendo più servizi, un sistema di welfare verticale e orizzontale più integrato e delle buone pratiche per la conciliazione dei tempi di vita con quelli di lavoro, si demanda tutto al ruolo della donna come caregiver mettendole sulle spalle il peso dell’intero carico famigliare e assistenziale.

Inoltre le si scoraggia a fare figli, pena l’imposizione del tempo parziale se non la perdita di lavoro.
In Italia, oggi, per la donna non sempre è possibile scegliere di realizzare le proprie aspirazioni personali e lavorative, collaborare alla gestione famigliare portando uno stipendio a casa, e magari realizzare il desiderio di mettere al mondo uno o più figli.

Spesso si è costrette a barcamenarsi tra nonni (quando ci sono, e per fortuna che ci sono!) e tate, costosi asili nido, lavorare per molte ore lontano da casa perdendo così momenti preziosi della crescita di un figlio che purtroppo non torneranno più, soprattutto a causa delle nuove regole del lavoro: più precarietà, stipendi ridotti all’osso, nuovi orari lavorativi che spesso prevedono turni festivi o h24 a cui non si può rinunciare perché sotto costante minaccia di licenziamento.

La Cisl ha scelto di richiamare l’attenzione delle istituzioni e del Governo su queste questioni rilanciando il suo sostegno alla campagna pubblica della Confederazione Europea dei Sindacati (CES-Etuc), finalizzata all’approvazione della bozza di direttiva sull’equilibrio vita/lavoro attualmente in discussione al Consiglio Europeo e volta ad ottenere miglioramenti significativi per la vita delle donne madri, delle lavoratrici e lavoratori in tutta Europa attraverso nuovi congedi retribuiti di paternità e di cura ed il rafforzamento dei congedi parentali retribuiti.

Elisa Durantini
Segretaria Ust Cisl Viterbo

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