Viterbo – Elvira Federici e il gruppo di volontarie spiegano il senso e la finalità della struttura di Anteas attivo ogni martedì nei locali della Cisl – Il 21 novembre all’emporio solidale a santa Barbara un incontro dal titolo “Cosa vorrei per il mio quartiere” “Venire allo sportello donna è un passo di libertà”
Viterbo – Stare accanto alle donne e non per parlare di debolezza ma per fare emergere quella forza di cui appunto solo le donne sono capaci. Sostenere e orientare. Con questo spirito nasce lo sportello donna Anteas – associazione nazionale tutte le età attive per la solidarietà – di Viterbo. La struttura, che si trova nei locali della Cisl a via Marescotti, è fatta di volontarie che offrono un servizio gratuito per le donne. Ognuna con la sua esperienza. “Portiamo quello che siamo”, dice Elvira Federici che dello sportello è consulente filosofica.
Con lei ‘in squadra’ anche Emmalisa Sicilia, counselor gestaltica, Silvia Bottini, operatrice shiatsu, Fiorella Bianchi, Pierpaola Leoni, terapista della riabilitazione, Gianna Pesci e le avvocatesse Silvia Bugiotti e Carla Torregrossa. Lo sportello è aperto il martedì dalle 9,30 alle 12,30. Da gennaio ci saranno due appuntamenti.
“Ascoltiamo e orientiamo le donne – dice Elvira Federici -. In base a quello che ci viene detto, dalla problematica professionale a quello più personale, capiamo come muoverci.
L’idea è partita da gennaio quando abbiamo iniziato con la formazione anche grazie a una psicologa che, da 15 anni, fa riferimento a sportelli di aiuto per donne nei quartieri più caldi di Roma”.
Una formazione che è continua. “Le domande e quello che ci può proporre una donna è sempre di più rispetto a quello che possiamo aspettarci. Le risposte non possono essere mai così dirette e hanno sempre bisogno di un momento di riflessione e auto-osservazione.
Non riceviamo mai da sole, ma siamo almeno in due, perché la seconda di noi fa osservazione su come si svolge il colloquio. Dobbiamo fare in modo che la donna che viene sia davvero ascoltata, che non ci sia sovrapposizione di quello che pensiamo perché possa effettivamente emergere il suo vero problema”.
In questo contesto, è in programma il 21 novembre un incontro, alle 16,30, all’emporio solidale in piazzale Porsenna, dal titolo “Cosa Vorrei per il mio quartiere. Domande, proposte e iniziative“.
“Iniziamo da qui perché è qui che c’è un bisogno reale. Ragionare su cose generali del quartiere con la speranza che questo appuntamento renda più tranquillo il contatto.
E’ infatti un’iniziativa più ampia per coinvolgere non solo le donne ma i residenti di un quartiere che coi 12mila abitanti è il più popoloso. In maniera propositiva per stimolare la partecipazione. Ed è lì che spiegheremo il nostro lavoro”.
Lo sportello donna è dunque uno sportello dedicato. “Chi si presenta qui, nonostante la difficoltà iniziale o la confusione che si può avere, in realtà sta già facendo un passo importante.
Solo venire è un passo di libertà, dopo di che, da quello, dobbiamo essere in grado di capire cosa ci si propone davanti. Si tratta per lo più di donne tra i 50 e i 70 anni con problemi legati al lavoro e alla solitudine. Spesso vengono perché sono in cerca di lavoro o indietro con le bollette e da lì poi emergono problematiche più profonde anche personali”.
E’ un supporto a 360 gradi. Fatto non solo di parole ma anche di indicazioni pratiche. “Siamo una sorta di cuscinetto, una volta emersa la problematica, sosteniamo la donna e la orientiamo ai passaggi successivi. Ci aiutano in questo, lo sportello lavoro, il sindacato, il Caf o i legali. All’inizio conta la capacità di accoglienza e di ascolto per poi indirizzare ad altri contesti che possono essere i servizi sociali o la Asl, rimanendo sempre e comunque di riferimento”.
Le volontarie lanciano un messaggio. “Vogliamo dire alle donne che ci siamo – afferma Federici a nome del gruppo -. Ci siamo per ascoltarci, perché nessuna di noi sta su un piedistallo. Nessuna di noi sta qui perché ha qualcosa in più. Ci spinge a farlo la possibilità di condividere. E’ più della solidarietà tra donne, si tratta di sapere che c’è una forza femminile rispetto alla quale possiamo aiutarci. Non un aiuto verso la debolezza, ma un supporto perché la forza che c’è possa venire fuori.
Ho una storia di femminista storica, ma non tutte sono come me. Però siamo accomunate dal fatto che sappiamo che la donna ha bisogno di un ascolto particolare che non può essere generico o neutro, ma che è sempre empatico. Non vogliamo lavorare sull’idea del vittimismo e della debolezza – conclude Federici -, ma dare l’idea di un luogo in cui mettere a punto le informazioni e la forza per fare un passo avanti”.
Paola Pierdomenico