UST Cisl Viterbo – Intervista a Fortunato Mannino sull’inizio della FASE 2 pubblicata sul Giornale Online TUSCIAWEB

“Non basta dire Fase 2, bisogna attrezzarsi perché lavoratori e imprese possano affrontarla”

Coronavirus Fase 2, tutti al mare con le pinne, il fucile e le mascherine anti-contagio.

In vista della ripresa della produzione industriale, la televisione “scacciacattivipensieri”del weekend si è molto concentrata sulla riapertura degli stabilimenti balneari, con soluzioni fantasiose su lungomare simulati al computer, tra cui spiccano spiagge invase da improponibili selve di ombrelloni richiusi all’interno di box in plexiglass.

Sta coi piedi per terra il segretario generale della Cisl, Fortunato Mannino.

“Non basta dire Fase 2, bisogna attrezzarsi perché lavoratori e imprese possano affrontarla”, avverte. A partire dal distanziamento sociale e dalla messa in sicurezza anti-Covid degli stabilimenti.

Pensa sia realistico, Mannino, parlare di una Fase 2 a breve per quanto riguarda gli stabilimenti balneari e le altre attività legate al settore vacanziero-turistico?
“Secondo me la stagione balneare per quest’anno è compromessa, perché se è vero che la Fase 2 è prevista per maggio, è anche vero che per attrezzarsi per la ripartenza servono tempi medio-lunghi. E la stagione turistica – sulle spiagge, nei campeggi, alle terme – dura tre mesi. Nel frattempo sono già piovute le disdette, per cui, considerate le prescrizioni, andrà bene se si riuscirà a lavorare al trenta per cento”.

Come la mettiamo con gli aiuti?
“Servono degli interventi seri dal punto di vista economico, perché la cassa integrazione in deroga va bene, ma se non è supportata da investimenti alla fine diventa una sorta di assistenzialismo che rimane fine a se stesso, ma che non dà poi dignità ai lavoratori e alle aziende del territorio, Ad esempio, vanno fatte ripartire, sempre in sicurezza, le opere”.

Lei conta sull’Ateneo della Tuscia?
“Ci sono vari progetti interessanti in ballo. Tra questi, in particolare, un investimento dell’Università della Tuscia, per otto milioni di euro per il recupero di alcuni edifici di pregio, che speriamo possa essere fatto in tempi rapidi. E mi auguro che il Comune di Viterbo possa iniziare a recuperare palazzi, magari in disuso, per resituirli alla cittadinanza, ma anche per creare lavoro e per immetterli, alla fine, nel circuito produttivo”

Gli italiani quest’anno andranno in ferie?
“La gente fin tanto che non si sente sicura, non gira. Penso non solo agli stabilimenti balneari, ma anche alla viabilità, ai trasporti urbani ed extraurbani. Come dovremo ragionare? Io mi auguro che chi potrà permettersi di godere di qualche giorno di vacanza, possa farlo nella nostra bella Tuscia, usufruendo delle nostre strutture ricettive. Ma ci sono delle problematiche oggettive da risolvere, di natura logistica. Penso ad esempio al termalismo, che è un bel volano di sviluppo per il nostro territorio. Come si sta attrezzando? Le terme sono un luogo di benessere, ma anche un luogo a rischio trasmissione per certe patologie, se non sono più che messe in sicurezza, per cui anche le nostre strutture ricettive hanno delle difficoltà. Cosa devono fare? Come? I tempi sono stretti”.

C’è chi parla del problema dei servizi igienici, in spiaggia come nei bar o nelle stazioni…
“Sembra una stupidaggine, ma qualcuno dovrà spiegare come vanno attrezzati e gestiti per il futuro i servizi igienici pubblici in previsione della possibilità per la gente di tornare a uscire di casa. Per ora sappiamo che la sanificazione dovrà essere costante e quotidiana, anche più volte al giorno. E’ un problema che ci porteremo dietro sicuramente fino all’anno prossimo”.

E chi prende l’ombrellone solo di mattina? I gestori potranno noleggiarlo ad altri nel pomeriggio oppure sarà vietato?
“Secondo me non sarà più possibile, per cui gli operatori balneari avranno delle serie difficoltà, considerando anche che in uno stabilimento tutti gli ombrelloni che c’erano prima non ci saranno più. Quegli ombrelloni che permettevano di affrontare la stagione in sicurezza dal punto di vista economico e dare lavoro alle persone, andrà bene se saranno la metà”.

Poi ci sono gli albergatori, i ristoratori, i cuochi nelle cucine di locali…
“La prima domanda che sorge spontanea è quella relativa ai coperti. Saranno gli stessi che facevano prima oppure andranno dimezzati per rispettare le distanze di sicurezza? Poi ci sono le cucine. Come dovranno essere attrezzate, in quanti ci si potrà stare e come per rispettare le prescrizioni? Sono problemi che andranno affrontati tutti assieme, con delle regole certe e senza lasciare indietro nessuno, nessuno deve essere penalizzato, deve solo essere aiutato a mettersi in sicurezza”.

A proposito di “igiene”, c’è anche quella personale e la cura della persona. Si parla, di qui a breve, di emergenza barbieri e parrucchiere, non solo per esigenze estetiche, a meno che non ci si voglia far crescere tutti i capelli e le barbe lunghe o coprirci la testa con dei foulard o dei copricapo?
“Sono tutti servizi alla persona che sono utili, che servono e sono fondamentali. Ma anche qui ci si chiede, come devono riaprire? Che prescrizioni devono avere? Non è che gli artigiani possono mettersi dietro a una barriera di plexiglass per fare i capelli o sistemare una barba. Come fanno a rispettare la distanza di sicurezza, se la parrucchiera deve mettere le mani in testa al suo cliente?”.

E’ vero che i lavoratori stranieri quando è scoppiata la pandemia sono tornati in patria e non si trovano più braccianti agricoli?
“Abbiamo scoperto che l’agricoltura senza la manodopera straniera è nuda. Inoltre c’è il problema della messa in sicurezza di attività che si svolgono all’aperto, in campagna. Per cui servono aiuti economici in senso stretto e aiuti perché il settore possa rifornirsi di manodopera, facendo in modo che la manodopera venga regolarizzata, permettendo anche l’emersione dell’eventuale lavoro nero. Bisogna aiutare la ripresa anche attraverso incentivi e interventi dal punto di vista economico da parte delle banche e dello stato”.

Sta nascendo un osservatorio ad hoc in prefettura…
“E’ così. E io conto molto su questo osservatorio che sta istituendo la prefettura. Mi auguro che possa essere uno strumento di controllo e che possa contemporaneamente aiutare le aziende o le attività a mettersi in regola”.

Insomma, non basta dire via libera alla Fase 2, bisogna attrezzarsi?
“Oltre a quando ripartiamo, bisogna dire come ripartiamo. Perché questa pandemia cambierà il modo di fare, di ragionare, di agire e anche di lavorare. La Fase 2 è importante, perché dobbiamo continuare comunque a limitare il trend del contagio e aprire nella massima sicurezza. E quando dico massima sicurezza, dico che le aziende che non lo hanno già fatto si dovrebbero già attrezzare. Sapendo che purtroppo questo fermo sicuramente ha causato grossi problemi a tutte le aziende, ma soprattutto a quelle medie e piccole che sicuramente avranno difficoltà. Penso alle imprese a gestione familiare o con un numero limitato di addetti. Avranno grosse difficoltà per ripartire. E noi siamo una provincia che vive soprattutto di servizi e turismo. L’unico polo industriale è quello di Civita Castellana che già, a detta delle associazioni di categoria, sarebbe pronto per la ripartenza nella massima sicurezza. Ma qui pure, e mi riferisco alle aziende piccole dell’indotto, ci saranno difficoltà. Saranno in grado alla fine di ottemperare al protocollo della sicurezza? Perché le misure saranno stringenti”.

Lei prevede che ci vorrà addirittura un anno per imparare a convivere col dopo Coronavirus?
“Noi dovremo attrezzarci a convivere sicuramente fino a marzo-aprile del prossimo anno con questo problema, e lo dobbiamo fare, a mio avviso, nel migliore dei modi. Secondo me, la Fase 2 ci servirà per imparare come fare. Bisognerà seguire attentamente l’evolversi della malattia e dell’epidemia, capire se il contagio diminuisce e se la potenza del virus si possa attenuare con l’avvento della stagione estiva, se i casi di contagio possano essere di molto inferiori e possano essere gestibili anche dal servizio sanitario. Tra le cose da fare, sarebbe propedeutico ammodernare il paese, favorire lo smart working, così si eviterebbe l’assembramento delle persone negli uffici, la mobilità sarebbe inferiore. Questo però creerebbe problemi all’indotto che c’è in giro, penso ad esempio all’abitudine tutta italiana di fare colazione con cornetto e cappuccino al bar o al pranzo veloce in mensa o alla tavola calda più vicina”.

La Tuscia ce la farà a risollevare il capo?
“Noi abbiamo una economia fragile, la depressione è brutta del suo, ma qui va a innestarsi su un tessuto economico e sociale che era già in sofferenza. Avremo seri problemi ad agganciare anche un minimo di ripresa se non arriveranno aiuti concreti e se le imprese non saranno accompagnate ad affrontare le prescrizioni perché possano tornare a lavorare. Devo dire che comunque la provincia ha reagito abbastanza bene, i casi conclamati sono tanti dal punto di vista numerico, ma sono poche le persone che si sono ammalate, quindi significa che anche il servizio sanitario, le istituzioni, le forze dell’ordine e soprattutto i cittadini hanno reagito bene attenendosi a tutte le prescrizioni. Mi auguro che il lavoro e il sacrificio finora fatto ci possa permettere, pur nelle difficoltà, una Fase 2 più tranquilla, e si possa cominciare pian piano a risalire la china”

Ci sono critiche da rivolgere a come è stata affrontata l’emergenza dal punto di vista sanitario?
“Nessuna critica nei confronti della nostra sanità nazionale, che è una delle migliori sanità al mondo, un sistema universale. Ma il taglio dei posti letto all’epoca, parliamo del 2007, doveva dare maggior valore al medico di base.Poi il medico di base, guarda caso, è stato ‘accantonato’. Quindi manca quel filtro tra l’ospedale e il territorio. Quindi va ripensata una sanità più territoriale, che tenga conto del medico di base, che deve essere quel filtro, che deve fare diagnosi e dare medicine. E’ tutto un sistema importante”.

Silvana Cortignani

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