Malata di cancro licenziata dopo un infortunio, dopo 8 mesi il giudice reintegra al lavoro

Giuseppe Picchiarelli

Viterbo – Calvario finito, dopo oltre otto mesi di passione Celeste (nome di fantasia) potrà tornare al suo posto di lavoro. Articolo da Tusciaweb di Silvana Cortignani

Il giudice Isabella Parolari del tribunale di Viterbo ieri ha annullato (“ai sensi dell’articolo 18”) il licenziamento della lavoratrice (Malata di cancro si infortuna e l’azienda la licenzia), giudicandolo “discriminatorio” e condannando la ditta all’immediato reintegro e a corrisponderle un’indennità risarcitoria pari a 1866,66 euro lordi dal 27 settembre 2019, data del licenziamento, fino all’effettiva reintegrazione nel posto di lavoro. 

E’ la storia triste ma fortunatamente a lieto fine di una 46enne viterbese che, dopo essere stata costretta a mettersi sei mesi in malattia a causa del cancro, quando è rientrata in azienda, nella primavera del 2019, ha subito un infortunio sul lavoro, si è dovuta rimettere in malattia ed è stata licenziata per le troppe assenze.

“Ma l’umanità dove sta? Ho lavorato 20 anni per quella ditta. Quando sono rientrata, dopo nove interventi chirurgici, mi hanno subito fatta sentire non più all’altezza. Eppure faccio volontariato. Non ho mai smesso, neppure quando ero in chemioterapia e portavo la parrucca. Faccio le camminate con Beatrice onlus. Nonostante la malattia, sono integrata con la società, posso e voglio fare tutto. Non vedevo l’ora di tornare a lavorare. Non ho colpe se ho avuto un infortunio. Non è giusto che mi abbiano licenziata in questa maniera. Ma l’umanità di questa gente dove sta?”, disse con la voce piena di rabbia e amarezza lo scorso mese di novembre a Tusciaweb la lavoratrice, dopo essersi rivolta alla Cisl.


“E’ la fine di un calvario”

“Sono felicissima, una bellissima notizia, è la fine di un calvario e un nuovo inizio”, commenta oggi con la voce che ride Celeste. “Il caso- spiega –  è stato affidato dalla Cisl al legale del sindacato, Giuseppe Picchiarelli, che impugnando il licenziamento ci ha messo l’anima, dicendo che avremmo vinto la nostra battaglia. E io ci ho sempre creduto, dall’inizio alla fine, perché sono sempre stata una persona seria e ho sempre dato tanto, perché ho sempre avuto dalla mia parte tanta forza e determinazione. Adesso posso finalmente dire che giustizia è stata fatta. Ringrazio tutti coloro che in questi otto mesi mi sono stati vicini”.

Al suo rientro, l’anno scorso, la 46enne era stata giudicata parzialmente idonea, vale a dire che poteva riprendere il lavoro, seppure con delle limitazioni, ad esempio non sollevare e movimentare pesi superiori ai cinque chili. L’azienda non ne avrebbe però tenuto conto, affidandole mansioni per cui il 19 giugno 2019 ha subito un infortunio, con una prognosi di 30 giorni dei sanitari di Belcolle, prorogata fino al 30 settembre dall’Inail, quindi nuovamente costretta ad assentarsi dal lavoro. Il 27 settembre dell’anno scorso Celeste, paziente oncologica e vittima di un infortunio sul lavoro, è stata licenziata per superamento del cosiddetto “periodo di comporto”.


Su Facebook:”Oggi è il giorno della rinascita”

“Dopo aver lottato contro una malattia importante l’unico mio pensiero era quello di ripartire ancora più forte nella vita e soprattutto nel lavoro. Ciò che ho trovato tornando a lavoro invece, é stata pura cattiveria da parte di ‘persone’ che invece di tutelarmi hanno utilizzato la mia malattia per tagliarmi fuori. Oggi però posso dire che giustizia é stata fatta!! Sono davvero felice, perché si è realizzato ciò in cui ho sempre creduto, ovvero: Se fai del bene, riceverai sempre il bene e se lotti per ciò in cui credi davvero avrai le tue soddisfazioni. Tutto questo è stato possibile grazie al mio avvocato Giuseppe Picchiarelli, a Mannino Fortunato e alla Cisl che mi sono sempre stati vicini in questa ennesima battaglia. Ringrazio anche tutte le persone che hanno creduto in me e che mi hanno sostenuta. Oggi è il giorno della ‘Rinascita’


La Cisl: “Applicato l’articolo 18, una vittoria della lavoratrice e del sindacato”

“Da uno a cento, sono felice 150”, commenta il segretario della Cisl Fortunato Mannino. “So quello che ha passato questa donna, le traversie, la discriminazione e quanto ha sofferto, quanto ha pianto – sottolinea – questa è una sentenza che secondo me farà ordinamento, intanto perché c’è l’applicazione dell’articolo 18 e perché fa giustizia di un ingiusto licenziamento. Ed è la riprova che il sindacato serve, che è fondamentale, che bisogna crederci, perché sentenze così, se non si va fino in fondo, non so quante ce ne saranno”.

“Devo ringraziare il nostro legale, Peppe Picchiarelli, perché lui ci ha creduto dall’inizio, ha fatto uno studio, ci ha veramente lavorato, ha detto ‘ce la giochiamo’ e ha portato tutto a buon fine, dando soddisfazione a una lavoratrice che si è trovata in mezzo a una strada con una patologia importante e che ora può curarsi con tranquillità e tornare a guardare la vita con altri occhi, con serenità e quant’altro”.

“La cosa fondamentale è che è stato applicato l’articolo 18, una vittoria della lavoratrice ma anche una vittoria del sindacato, che tutela al meglio i lavoratori nei momenti di difficoltà, quel corpo intermedio che è sempre più importante in una società sempre più divisa. Chi denigra il sindacato è perché vuole male ai lavoratori”, conclude il segretario Mannino.

Viterbo - Fortunato Mannino

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